Nell’ampia introduzione al volume, Momigliano vuole fare emergere il pensiero di Chanoux attraverso i vari momenti della sua produzione intellettuale, presentando preliminarmente le opere più importanti.
Si parte, dunque, dai primi articoli del giovane Chanoux, scritti nel corso dell’esperienza all’interno della Jeunesse Catholique e della Ligue, nei quali si sofferma sul problema della scuola valdostana e, dunque, della lingua francese. Successivamente si delinea il pensiero politico del notaio valdostano che critica la filosofia idealista che sacrifica l’uomo e polemizza con la Ligue, e in particolare con Réan, per le sue posizioni filofasciste.
Il curatore ricorda anche il progetto dell’abbé Trèves relativo ad un’opera monumentale sulla storia e sulla cultura valdostana e i dubbi di Chanoux in relazione a un lavoro che, in quel preciso frangente storico, avrebbe tolto energie alla battaglia che si stava combattendo; proprio da quest’ultimo particolare si evince come Chanoux fosse non solo un uomo di pensiero – come testimoniano le pagine seguenti del volume – ma anche un uomo di azione consapevole delle urgenze del momento.
Si segnala quindi come il decennio che va dal 1931 (data della rottura con la Jeunesse Catholique), al 1941 (anno della morte dell’abbé Trèves), sia scarso di scritti e come questo fatto sia dovuto probabilmente alla difficile fase politica : «Pendant cette période […] les écrits de Chanoux répondent, selon l’état actuel des acquisitions d’archives, à des sollicitations plus épisodiques tout en conservant intact […] le tableau idéal de référence ainsi que les thèmes et les principes de base de sa pensée et de son action». Anche il rapporto sporadico con l’Académie Saint-Anselme, per la quale Chanoux ha scritto solo il discorso con il quale viene introdotto nell’importante istituzione culturale valdostana, sembra evidenziare come le preoccupazioni del notaio in questo momento fossero altre. Ciò sarà ancor più chiaro dopo la morte di Trèves, allorché «écrire et discuter de sujets politiques devient une obligation morale et éthique encore plus pressante qu’autrefois».
A questo punto Momigliano Levi distingue due tipi di scritti, «les écrits journalistiques et les écrits conspirateurs» e in entrambi i casi individua una forte componente religiosa come base dell’ideale politico chanousiano.
Il curatore arriva, infine, all’analisi della Dichiarazione di Chivasso e di Federalismo e autonomie: per quanto riguarda la prima, viene sottolineato come il testo preparatorio attribuito a Chanoux non rechi la sua firma e sia quindi attribuibile al notaio valdostano solo sulla base delle idee espresse e delle correzioni autografe presenti sul testo dattilografato, mentre il secondo testo, pubblicato postumo, viene giudicato come una «synthèse d’une vie de réflexion et de recherche».