Il saggio è diviso in quattro capitoli: Paolo Momigliano Levi è l’autore del primo (dedicato ai profili biografici dei tre personaggi), del terzo (Un savant valdôtain, su Alessandro Passerin d’Entrèves) e del quarto (Les racines d’un homme d’action, su Émile Chanoux); Antonella Dallou ha redatto il secondo (Dagli studi sull’idea d’Europa all’autonomia valdostana, su Federico Chabod).
L’interesse delle biografie risiede soprattutto nel confronto costante tra le esperienze di queste importanti personalità del mondo politico e culturale valdostano: Chabod e Passerin d’Entrèves sono più vicini, legati come sono entrambi al mondo accademico e al dibattito culturale che attraversa in quegli anni tutta la penisola e l’Europa; Chanoux è, naturalmente, il protagonista dell’incontro di Chivasso ed è più lontano, almeno in tema di federalismo, dalle idee di Chabod. Ciò che emerge soprattutto dal testo di Momigliano Levi, al di là delle diverse impostazioni di pensiero relative al problema della Valle d’Aosta, sarebbe l’amore dei tre nei confronti della propria patria, in cui l’autore crede di identificare il vero denominatore comune delle loro vite.
Il paragrafo dedicato a Chanoux esamina il suo pensiero alla luce dei suoi scritti principali; questa analisi dell’opera chanousiana, che parte dallo scritto giovanile L’Umanità e arriva a Federalismo e autonomie, pubblicato postumo, evidenzia soprattutto la fedeltà al proprio percorso intellettuale (il modello di società proposto nel primo testo è a grandi linee lo stesso di quello descritto, in maniera più approfondita, nel commento alla Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine) e la progressiva assunzione della prospettiva federalista.
L’autore, inoltre, mette in rilievo come la morte di Chanoux abbia allontanato le diverse anime del regionalismo valdostano: da una parte Chabod e Passerin d’Entrèves, «alfieri dell’autonomismo», dall’altra Ernest Page e Paul-Alphonse Farinet, vicini a posizioni annessionistiche.