Il volumetto si concentra sui motivi che hanno spinto due esponenti dell’autonomismo valdostano (anzi tre, se consideriamo anche il contributo di Federico Chabod) e quattro rappresentanti delle valli valdesi a incontrarsi a Chivasso per redigere la Dichiarazione dei rappresentanti delle popolazioni alpine. Lo studio di Azzoni non ricostruisce la riunione vera e propria, quanto piuttosto l’avvicinarsi di due culture che a Chivasso si incontrano formulando rivendicazioni basate sulle proprie esperienze («Insomma, quel giorno del dicembre 1943, valdesi e valdostani non si incontrarono per caso»).
L’autore, ricostruendo la storia dei diritti negati ai valdostani e ai valdesi, mette in evidenza le somiglianze tra le due minoranze e solo nell’ultimo capitolo si sofferma sui principi federalistici alla base della Dichiarazione. La figura di Chanoux emerge come elemento fondamentale nell’elaborazione del testo finale, mentre viene respinta qualsiasi ipotesi di annessionismo che, a detta dell’autore, nel pensiero chanousiano non avrebbe senso («Chanoux avrebbe scelto, tra Italia e Francia, l’Europa»).
L’episodio della morte viene trattato in nota nelle prime pagine e il giudizio di Azzoni risulta piuttosto netto: egli parla di «ridicola storia del suicidio».